Per il singolo utente un beneficio di poche lire, pardon: eurocents; per Telecom uno scherzetto che potrebbe costare una frana di quattrini: quasi 21 milioni e 175 mila euro. Di cosa si tratta? Della sentenza di un giudice di pace che ha decretato il divieto della richiesta - da parte dell'azienda di servizio telefonico ai suoi abbonati - delle spese per l'invio della bolletta.
Il verdetto è giunto al termine di una causa avviata contro Telecom a Bologna da un utente che - ritenendo appunto illegittimo il pagamento dei costi d'inoltro della bolletta (17 centesimi di euro, le vecchie 325 lire) - si è rivolto alla Federconsumatori. L'associazione ha a quel punto citato Telecom per far ottenere all'utente la restituzione dell'addebito contestato: pochi centesimi, è vero; ma, a parte la questione di principio e il fatto che comunque l'aggravio per l'utente cresce nel tempo, per Telecom quegli spiccioli moltiplicati per il numero di clienti utenti (21 milioni) dà come risultato una cifra pari a 41 miliardi di vecchie lire.
Dopo un procedimento di due anni il giudice di pace di Bologna ha dato ragione all'utente, che si è visto risarcire i costi delle bollette e le spese di giudizio. Il danno subito è stato calcolato in 10,20 euro più interessi legali, ma la brutta notizia è per Telecom che si trova di fronte al rischio di un 'effetto domino'.
In base al precedente bolognese, Federconsumatori Toscana sostiene infatti che tutti i fruitori del servizio telefonico possono battere la stessa strada, chiedendo i rispettivi risarcimenti; e invita gli interessati a rivolgersi, per qualsiasi informazione, alle proprie sedi locali o a quella regionale di Firenze.