Stili di vita, la prevalenza del `brizzolato`
La parola “invecchiare”? Bisogna reinterpretarla: oggi l’età è poco più di un numero. Perché mentre la popolazione mondiale si fa effettivamente più anziana nel suo insieme (con scenari record di due miliardi di ultrasessantenni tra 50 anni), lo stile di vita resta giovane anche con il passare degli anni; e ognuno tende a vivere come se ne avesse una decina in meno: a 40 da trentenne, a 50 con ritmi più vicini a quelli di un quarantenne e così via. Una questione di modelli culturali? Non semplicemente. Un dato di fatto è che partenza è che la medicina preventiva fa aumentare l'aspettativa di vita di tre mesi ogni anno: in Italia è salita a 82.9 anni per le donne, a 76.7 anni per gli uomini. L'attenzione all'alimentazione, la tolleranza zero verso il fumo, una vita sociale attiva e lo sport alimentano fanno il resto.
E disegnano una nuova mappa della vita: dove i figli si generano dopo i 40 anni; ci si risposa a 60; si sfila in passerella a 50. Ora, sulla base di questa evoluzione fisiologica della specie uomo, si innesta anche un cambiamento della “psicologia del vivere la propria età”. I sociologi fanno rilevare che tendono a sparire quei riti che scandivano i passaggi della vita: l'adolescenza, il matrimonio, la nascita dei figli. Tutto è più fluido, come un nastro unico sul quale ci si muove liberamente, come se non esistessero irreversibilità. Sono spariti i margini tra giovinezza e maturità: si afferma una “identità in progress”, che non ammette niente di definitivo. E allora ecco che a Tokyo (per l’esattezza ad Akihabara, distretto dello shopping high-tech) nascono negozi di giocattoli per adulti; e a Yamagata si progettano hotel senza scalini, per turisti senior.
Pensate che nel settore viaggi i “sempreverdi” sono protagonisti assoluti: con il 33 per cento del mercato complessivo; un giro d'affari, solo per l'Italia, di 13,5 miliardi di euro; agenzie come la “50&Più Turismo” (tel. 066871108) e, in Austria, il circuito “50plus Hotel” che offrono proposte mirate.